“Non ragioniam di lor, ma guarda e passa” — Il silenzio che parla secondo Dante

C’è un verso che ha attraversato i secoli e le parole, diventando assioma della scelta, dell’indifferenza e della soglia da non oltrepassare: “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa.” Tre parole, potente silenzio, che invitano a non fermarsi dove non vale la pena restare.

Questo verso appare nel Canto III dell’Inferno della Divina Commedia, pronunziato da Virgilio nell’Antinferno, un luogo simbolico destinato agli ignavi — coloro che, non scegliendo, non furono scelti.

Dante, gli ignavi e la scelta mancata

Nel Canto III, all’ingresso dell’Inferno, Dante Alighieri e la sua guida Virgilio si trovano davanti alla folla degli ignavi, anime che “visser sanza ’nfamia e sanza lodo”. Virgilio scandisce con fermezza: “Fama di loro il mondo esser non lassa; misericordia e giustizia li sdegna: non ragioniam di lor, ma guarda e passa.”

Il poeta fiorentino non risparmia nessuno: nemmeno chi non ha fatto del male, se non ha saputo scegliere, ha salvezza. Ecco perché quel “non ragioniam di lor” suona come condanna e ammonimento: non vale neppure parlarne, va superato.

Perché questa frase oggi

In un tempo dove si parla molto — e a volte troppo — “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa” ci ricorda una potenza nascosta: l’indifferenza consapevole. Significa non perdere tempo, non trattenersi dove non c’è scelta, non votarsi all’inutile. Indossarla significa dire: Non mi definisco da chi non definisce se stesso. È un invito a muoversi, a scegliere, a non restare fermi nel nulla che non rimane.

L’interpretazione de Il Gatto Saggio

Per noi di Il Gatto Saggio, questa citazione è più che un verso su una felpa: è un atto di stile che riflette un valore. Significa scegliere un capo che dice: io passo avanti, non mi tratto da indeciso. Abbiamo trasformato quel “guarda e passa” in un gesto quotidiano — una felpa che non grida, ma che sa. Per chi ha scelto, per chi sceglie, per chi non teme di superare la soglia.